La bellezza della semplicità
Stamattina, come tante mattine, stavo per indossare le mie lentine quando ad un certo punto mi sono trovato con la lentina sull’indice della mano sinistra, il flaconcino del liquido per detergerle nella mano destra da aprire.
Tutta questa operazione che mi facevano sentire limitato si risolvevano con la capacità di svitare il flaconcino con il palmo della mano sinistra, dove poi trattenevo il tappo e la lentina sull’indice della stessa mano.
Quanta operatività, quanta dimestichezza, quanta articolazione capace di compiere cose. Gioivo quasi dalla possibilità di poter fare tutto ciò ma subito è sorto in me un punto di domanda.
Come potrebbe capirlo chi non ha la tua stessa articolazione?
Sì, come potrei gioire nel raccontarlo a chi non ha una mano, chi ha una menomazione o ne è nato senza? Pensavo alla ipotetica persona che mi avrebbe guardato e perché no gioito con me ma soffrendo dentro per qualcosa che non poteva non scoprire mai. In questa ipotetica persona sarebbe nato un desiderio forse impossibile.
Molto spesso il desiderio di ottenere qualcosa di impossibile ci fa inseguire standard che non sono i nostri. Mi chiedo perché tutte queste domande per un’operazione così semplice come quella di indossare le lentine, cosa che faccio ormai da circa 30 anni.
È l’alba di un nuovo giorno, una mattina dove il cervello comincia a prospettarti cose, uno specchio che ti mette davanti ciò che sei nella naturalezza di un risveglio. Sta di fatto che l’interrogativo è partito e la mente ha cominciato a dare le sue risposte.
Nella vita capita molto spesso anzi mi correggo, sempre che si desidera qualcosa che in fondo è più grande delle nostre possibilità. Proprio per questo molto spesso anzi mi correggo, sempre ci mettiamo a confronto con qualcosa che è più grande di noi. Finisce così che la voglia o la volontà di raggiungere quella cosa ci porta a volerla ardentemente pur di raggiungerla. Possiamo però ostinarci a saltare per catturare un uccello con le mani?
Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti.
1 Timoteo 6:7-8
Ma quanto è bella la semplicità?
Dagli interrogativi allo specchio alla gioia della semplicità. Mi sono rincuorato nella risposta che mi è giunta dalla prima lettera a Timoteo perché ho colto questa fantastica affermazione di Paolo che mi ha rimesso con i piedi per terra. La nostra semplicità sta nell’essere arrivati su questa terra, nella forma con la quale ci ritroviamo e non abbiamo nulla più da poterci aggiungere anzi avendo da mangiare e da coprirci saremo già al top. Così arriviamo, così andiamo. Tutto ciò che è completo nella vita è come un grembo materno: una vita, un’alimentazione ed un posto caldo e protetto.
Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione.
1 Timoteo 6:9
Nooo non mi sono fermato al verso 7 e 8 ma mi ha catturato anche il 9 perché è conseguenza dei nostri giorni, delle nostre fatiche, del sostentamento delle nostre famiglie e causa del raggiungimento dei nostri desideri, dei sogni. I versetti belli ti fanno sognare, ti aprono la mente nonostante la semplicità poi arrivano i versetti concreti che non hanno bisogno di spiegazioni. Sono scritti in modo diretto che puoi solo affermare: è vero, è così.
Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali, e alcuni che vi si sono dati si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.
1 Timoteo 6:10
Quindi stavo parlando di concretezza e fine unico di un versetto. L’amore non può essere diviso tra un amore di ricchezza e un amore di vivere il proprio essere e la propria benedizione di poter mangiare e ripararsi dal freddo o dal caldo. Non esiste un amore così complicato come quello del denaro. Chi non è ha mai sofferto e chi non ne soffre ancora?
Chi si è sviato dalla fede o non l’ha mai avuta o ha messo speranza in altro? Se è vero che la fede viene dall’udire probabilmente quel qualcuno ha cominciato a mettere fede in altro.
Partiamo dalle nostre abilità innate e raggiungiamo a volte dei limiti che non pensavamo di raggiungere, cominciamo a vedere le cose da un’altra prospettiva e diventiamo incapaci di ritornare con i piedi per terra. La società ci spinge in alto ma è anche capace di schiacciarci di nuovo giù.
Se vogliamo rimanere con i piedi per terra senza essere innalzati e schiacciati per poi essere ancora innalzati e schiacciati, proviamo a guardare alla semplicità di quello che siamo, come siamo stati creati e glorifichiamoci di essere sazi e ben coperti perché tutto il resto è libertà e godere di un passaggio così bello in questa grande creazione.
Due uomini camminano forse insieme, se prima non si sono accordati? Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha una preda? Il leoncello fa forse udire la sua voce dalla tana, se non ha preso nulla? Cade forse l’uccello nella rete a terra, se non gli è tesa una trappola? Scatta forse la tagliola dal suolo, se non ha preso qualcosa? Squilla forse la tromba in una città, senza che il popolo tremi? Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il Signore ne sia l’autore? Poiché il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà?
Amos 3:3-8
Credo sia giunto il tempo di porsi delle domande su questo tempo presente, sulla nostra vita, quello che stiamo facendo e soprattutto in cosa stiamo mettendo fede. A te le risposte della tua vita, della tua fede, della semplicità.
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